L’eccezione che conferma la regola!

29 Maggio 2024 0 Di Stefano Ricchiuti

Da ragazzino non capivo a fondo il significato dell’espressione: “l’eccezione che conferma la regola”. “Se è una regola è una regola!” mi dicevo, “due più due farà sempre quattro, come fa a esserci un’eccezione?”

Molto spesso sono solito dire ai miei allievi qualcosa del tipo:

«Il gesto corretto che dobbiamo ricercare è questo [ipotizziamo il caricamento completo dei polsi all’apice del backswing], ovvero quello che praticamente fanno tutti i giocatori del Tour. Tuttavia, se andrete a cercare in rete, troverete sempre l’eccezione che conferma la regola, ma noi non dobbiamo basarci su quella».

Sono la realtà e i fatti a stabilire ciò che conta davvero.

Ancora ignaro della celebre frase di Hegel pronunciata durante una lezione universitaria ai suoi allievi, e secondo cui:

«Se i fatti non si adeguano alla teoria, tanto peggio per i fatti!» consideravo un dogma come un dogma, punto e basta!

Eppure, con buona pace del filosofo tedesco, sono invece la realtà e i fatti a stabilire ciò che conta davvero, ragion per cui le evidenze concrete superano sempre l’astrazione della teoria.

Mi piacerebbe a questo punto fare con voi una veloce carrellata su alcuni assiomi golfistici che qualche grande campione ha pensato bene di infrangere, e di farlo a proprio vantaggio. Eccezione che conferma la regola.

Partiamo ad esempio da un decano dell’insegnamento che cito spesso, ovvero David Leadbetter, il quale una volta affermò:

«Se dovessi dare un consiglio, il miglior consiglio possibile a un giocatore che nemmeno conosco, gli direi di mantenere il ginocchio destro piegato per tutto il corso del backswing».

Eccezione che conferma la regola.

Beh, che dire, sembra essere un consiglio indiscutibile e ovviamente valido. Eppure esiste un golfista, un tale chiamato Raymond Floyd, che con il ginocchio destro completamente steccato all’apice del backswing ci ha vinto ben quattro Majors, venendo poi inserito nientemeno che nella World Golf Hall of Fame. [1]

E che dire di un altro suggerimento, elementare direi, ovvero quello per cui le mani devono sempre rimanere ben aderenti al grip durante tutto lo swing? A tal proposito avete mai osservato una foto di Vijay Singh poco dopo il contatto con la palla? [2]

C’è poi chi, come Lee Westwood, ha pensato bene di andare addirittura a infrangere uno dei sette punti cardine dell’impatto, ovvero quello per cui il braccio sinistro debba essere perfettamente disteso, diventando così un prolungamento del bastone e generando quella che in gergo viene chiamata: “linea di compressione”. [3]

Ma andiamo avanti: all’apice del backswing il bastone – per essere in piano – dovrebbe trovarsi all’incirca sopra la spalla destra, eppure Rickie Fowler o Matt Kuchar sembrano non pensarla in questo modo… [4]

E che dire del piede destro, piede che sia all’impatto che nel finish dovrebbe ruotare sulla punta senza mai slittare all’indietro? (C’è un certo Scheffler, mi pare si chiami così, che talvolta si fa letteralmente beffe di questo dogma). [5]

L’overswing è un errore, per forza!… ma John Daly allora? [6]

Le spalle all’apice del backswing devono ruotare di 90 gradi, essendo loro un elemento della leva più importante dello swing (già, però c’è anche qui un ex numero uno del mondo che sembra pensarla diversamente, ovvero il grande Fred Couples). [7]

Il movimento non deve mai subire momenti di stop (Couples di nuovo, ma ancor di più Matsuyama). [8]

Il grip deve essere neutro o forte (ditelo a José Maria Olazabal e al suo grip a una nocca).

Tutte le linee del corpo devono essere allineate parallelamente alla linea di tiro all’address (il vincitore di sei Majors, Lee Trevino, la pensa diversamente).

Esempi Infiniti ,eccezione che conferma il principio!!!

Credetemi, gli esempi potrebbero essere infiniti per l’eccezione che conferma la regola ma, purtroppo, come già accennato in un precedente articolo, intitolato: “La bellezza della diversità” c’è un ma… Se infatti non avete iniziato a giocare in tenera età e se oggi non praticate dalle sei alle otto ore al giorno, il tutto per sei giorni a settimana, allora è molto improbabile che le personalizzazioni dello swing siano legate a un processo di miglioramento, quanto piuttosto a un errore.

Questo non significa che non si possano attuare degli adattamenti funzionali (solo a titolo di esempio: un giocatore con una scarsa mobilità, oppure un golfista anziano, potrebbe utilizzare uno stance più stretto e chiuso per facilitare la rotazione del corpo nel backswing), pur tuttavia nella stragrande maggioranza dei casi è la regola a farla da padrone, e non l’eccezione.

La regola a farla da padrone.

A tal proposito vorrei citare un bravissimo maestro italiano, Elio Vergari, un insegnante che utilizza spesso aforismi relativi all’apprendimento e all’insegnamento, massime che meriterebbero di essere introdotte in un breviario che ogni golfista dovrebbe portare sempre con sé. Elio ad esempio ci dice che: «Per ottenere quello che vuoi fai quello che devi! Il contrario, non funziona quasi mai, e solo pochi fanno parte di quel quasi». O ancora: «Lo swing ha una sua logica. Il resto sono solo inutili tentativi».

Sono parole che portano con sé una grande verità e che ci ricordano come siamo noi a doverci adattare alla regola, e non viceversa.

In effetti, se quando un maestro sta cercando di insegnarvi una posizione nuova e più corretta voi gli dite: ««No, io sto comodo così!» riflettete sul fatto che proprio in quel momento, nel mondo, un golfista con la vostra stessa attitudine ha appena commesso un triplo bogey!

[1] https://youtu.be/O-xy4toK_bo?si=m1IS3Dy9Ri-FJdmW

[2] https://youtu.be/-l1HE2rYUrM?si=PPV7_SXVOquyMSG9

[3] https://youtu.be/EYjLjwt8aqI?si=0ICGHuxqdAHHDxzs

[4] https://youtu.be/oLn6YQHtuL8?si=8AEkpBjpDecAZhzI

[5] https://youtu.be/KtmHKFbA9BU?si=IWAehbTghQ9GKOrc

[6] https://youtu.be/nod4HhD9EqI?si=4AJYvjYe8WThlKKo

[7] https://youtu.be/mkZ0wVul2Fc?si=rZemOCQdnzq9cOKS

[8] https://youtu.be/9hU_jyjkZic?si=EDLYaRzA2XHkSx4o

Bibliografia:

“Lessons from the golf greats”, David Leadbetter, Harper & Collins, 1995

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Autore

  • Stefano Ricchiuti

    Ricordo che quando ero bambino irridevo chi si dedicava al gioco del golf, così per come lo potevo osservare in televisione in quelle prime e rarissime trasmissioni condotte dai veri precursori mediatici del nostro sport in Italia. Poi passò qualche anno e, rivedendo casualmente quegli strani movimenti sul piccolo schermo, improvvisamente, così, dal nulla, rimasi folgorato. Più che di un colpo di fulmine si trattò di un vero e proprio colpo di golf, o perlomeno di alcune mie prime fantasie a riguardo, di me che ad esempio tiravo un ferro medio dal centro di un qualche fairway, producendo una palla con un leggero fade che poi atterrava dolcemente sul green, sparendo in quella lontana buca segnalata dall’asta e dal garrire del suo drappo purpureo. Non ho mai giocato a golf per hobby, questo va detto: da quel fatidico giorno decisi che avrei voluto diventare un professionista, e che mi sarei allenato anche fino allo sfinimento per riuscirci. Il caso ha voluto che il quarto e ultimo giorno della famigerata prova per essere ammessi alla Scuola Nazionale Professionisti ritrovai nel mio terzetto proprio il mitico Andrea Benassi, ragazzo che ai tempi conoscevo molto poco. Quel giorno, ricordo, non c’era molto tempo per sorridere, proprio poiché la tensione e la posta in palio si davano da fare per divorare la tempra dei vari giocatori. Eppure, dopo anni, eccoci qui! Per ciò che riguarda la mia carriera da professionista e da insegnante mi verrebbe per prima cosa da ringraziare le infinite e belle persone che ho incontrato lungo il mio percorso di crescita. Il fatto è che l’elenco sarebbe davvero troppo lungo, e il rischio di dimenticarne qualcuna troppo grosso. Personalmente cerco comunque sempre di farlo in privato, poiché doveroso. Su di me posso ancora dire di aver scritto tre libri sulla tecnica e sull’aspetto mentale del golf, avendo la fortuna di essere stato pubblicato in due occasioni dalla casa editrice di sport più importante in Italia. Con tutti e tre i manuali ho potuto raggiungere il primo posto in classifica tra i 100 bestseller di settore su Amazon, e per uno di essi (ovvero per: “I 50 migliori esercizi per un grande golf”) ho ricevuto la menzione speciale da parte del CONI, del Presidente Malagò e del Presidente della FIG Franco Chimenti, evento che in settant’anni non era mai accaduto a un testo sul golf ed onore che in passato aveva riguardato protagonisti e penne famose del giornalismo, come quelle di Faustino Coppi e di Gianni Clerici. Sono stato opinionista e ospite in alcune trasmissioni televisive e radiofoniche, ho gestito per tre anni un campo in Piemonte, e nel corso della mia carriera ho aiutato più di un allievo nel proprio percorso di passaggio al professionismo. Ritengo da sempre questo sport come una scuola di vita: la più frustrante ma magnifica esperienza che si possa provare.

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